Prologo

Camminava a passi svelti. Non aveva trovato quello che cercava, in cuor suo l’aveva sempre saputo ma per qualche motivo aveva voluto provare lo stesso. Il bosco dei Cuturi non era il luogo adatto per le sue ricerche. Un luogo senza energia, o forse l’energia era troppa? I segni nelle rocce delle civiltà neolitiche potevano essere qualcosa di piú di una curiosità archeologica? Forse era rimasto qualcosa degli antichi riti. Un ulteriore motivo per abbandonare velocemente quel posto.
Il potere, lo sapeva bene, non era mai riuscito a prenderlo dagli alberi e dalla terra: non era quel tipo di persona; il potere l’aveva sempre trovato nelle costruzioni dell’uomo. E nel sangue. Quello di cui aveva bisogno era un edificio, neanche troppo antico ma con la giusta dose di sangue versato al suo interno. Fortunatamente la follia era una di quelle cose che a Manduria non manca mai. Un orribile sorriso increspò la sua faccia. Il luogo non sarebbe stato difficile trovarlo, le persone ancora meno.

Lontano dai boschi e dagli alberi, tra quattro mure spesse. I pavimenti e le pareti bagnate di sangue. Sangue di “innocente”, sangue di infante. Questo era l’ambiente che trovava confortevole, questo era il suo spazio. Qui poteva fare quello che voleva, quello che doveva! Nella casa che stava adattando a tempio, qualche anno prima c’era stato uno di quei casi di cronaca nera, quei casi che piacciono tanto alla gente, un operaio dell’Ilva aveva ucciso la moglie ed i figli in un raptus omicida e poi si era spaccato il cranio a martellate. La morbosità della stampa locale non aveva fatto altro che accrescere la potenza del luogo: non c’era solo l’energia del sangue della famiglia, c’era il desiderio di sangue di tutta la città. Il luogo ideale. E lo controllava lui. Non avrebbe potuto fallire, era impossibile fallire. Con le persone adatte avrebbe avuto il pieno controllo. Gli servivano deboli di mente e di cuore, giovani e presuntuosi, facilmente manipolabili. Avrebbero involontariamente accompagnato il suo canto, la sua preghiera, sarebbero stati prosciugati e poi sarebbero finiti nell’Abisso. Consumati per l’eternità, eterna garanzia del suo potere.

Era rischioso, dopo l’esperienza del bosco aveva capito che gli antichi riti erano ancora validi, e potenti. Estremamente potenti. Gli alberi si erano animati, la terra aveva cominciato a tremare, doveva esserci un sigillo di protezione che non era riuscito ad individuare. Una disattenzione che gli poteva costare molto caro. Quello che aveva in mente era palesemente contrario agli antichi guardiani. Gli antichi guardiani. Solo il pensiero riusciva a fargli perdere la ragione. Gli antichi coglioni, non gli antichi guardiani. Arroganti e presuntuosi, convinti di poter avere il controllo sull’esistenza. Convinti di poter avere il controllo su di lui. Lui che avrebbe spezzato ogni confine, lui che avrebbe controllato esseri tanto potenti da spazzare ogni sedicente guardiano.

Era solo quesitone di tempo, doveva aspettare ed agire. L’ombra aveva parlato, l’ombra gli aveva detto che era lui il predestinato. Doveva solo aspettare.
E avrebbe aspettato.

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